COME la SCRITTURA può farsi PREZIOSA BUSSOLA INTELLETTUALE

 

“Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere”.

Torna nelle mie letture Eric Arthur Blair, più noto al grande pubblico come George Orwell scrittore capace, anche in un momento di grande instabilità politica qual è quello attuale (tra l’ingannevole esaltazione di improbabili revanscismi e il lamento di chi profila scenari apocalittici), di imporsi con la sua lucidità rigorosa e lungimirante, e farsi preziosa bussola intellettuale

Il FUTURO CHE ORWELL IMMAGINA

In 1984 Orwell descrive il futuro che immagina: la Terra è suddivisa in tre grandi potenze totalitarie, costantemente in guerra, allo scopo di controllare le masse. In Oceania, nella cui capitale Londra è ambientata l’azione, comanda il Socing, una dittatura onnisciente governata dal Grande Fratello: una figura quasi divina, mai incontrata da nessuno, che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini attraverso telecamere e controllo psichico operato dalla psicopolizia. La dittatura controlla anche il pensiero, dunque, e il linguaggio, attraverso il bispensiero, che impone come verità l’assurdo.

L’INFLUENZA di 1984 in LETTERATURA E NELLA MUSICA

L’impatto di 1984 non si esaurisce nelle pagine del libro, ma influenza opere e figure diverse in modo trasversale. E’ noto infatti che Orwell scelse la data del titolo invertendo le ultime cifre dell’anno di composizione composizione (’48), ottenendo così un’ambientazione in un futuro sufficientemente lontano per proiettarvi una visione irreale, ma comunque vicino nel tempo per una denuncia dei possibili sviluppi dei regimi contemporanei.

Da Farhenheit 451, a Stephen King fino a Murakami in letteratura; a George Lucas (ne: L’uomo che fuggì dal futuro) e Terry Gilliam (Brazil) nel cinema; alcune delle menti più brillanti del secondo dopoguerra si sono ispirate alla tremenda, ma plausibile, visione orwelliana.

Nella musica, 1984 ha ispirato l’inquieta immaginazione di David Bowie nel suo impegnativo concept album Diamond Dogs.

E ancora V for Vendetta (frutto del genio di Alan Moore); il reportage fumettistico PyongyangGolem di LRNZ, visione distopica dell’Italia del futuro che certo molto deve anche alle riflessioni di Aldous Huxley, Mondo Nuovo, ancora più profetico poiché pubblicato nel 1932, un anno prima dell’avvento al potere di Hitler.

Accostare 1984 a Mondo Nuovo nelle loro differenze, è esercizio critico obbligatorio. Lasciamo la sintesi, impeccabile alle parole di Huxley: “La società descritta in 1984 è una società controllata quasi esclusivamente dal castigo e dal timore di esso. Nel mondo immaginario della mia favola il castigo è raro e di solito mite”.

Pensare che ora, l’espressione Grande Fratello sia il simbolo dell’inutilità indotto dalla tv spazzatura, nella sua tragica ironia, è forse la sintesi e il compimento delle profezie dei due geniali scrittori.