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GASLIGHTING sul LAVORO: la manipolazione messa in atto da (alcuni) capi e colleghi

Ci sono capi che… non esitano ad attribuirsi i meriti dei collaboratori o ne sminuiscono il contributo nella realizzazione di progetti o nel raggiungimento di obiettivi; che… negano di aver assegnato un compito comunicato a voce…  o, ancora, tentano di influenzare il giudizio di una persona, inducendola a dubitare della validità del suo giudizio… o a destabilizzarne il senso della realtà.

Tutti esempi di gaslighting nell’ambiente di lavoro:

forma subdola di comportamenti manipolatori che si verificano quando un individuo o un gruppo cercano di far dubitare una persona della propria memoria, percezione o sanità mentale.

Questa pratica può essere attuata dai superiori, dai colleghi o dai subordinati, creando un ambiente lavorativo tossico, caratterizzato da ansia, stress e una diminuzione della produttività e della soddisfazione lavorativa. Spesso viene nascosto dietro a comportamenti apparentemente innocui o mascherato sottoforma di scherzi o critiche costruttive, così da renderlo difficile da riconoscere e ancor più da contrastare.

Chi lo attua manipola le situazioni a proprio vantaggio, alterando le narrazioni o omettendo informazioni per confondere la vittima, facendola sentire inadeguata o incapace di svolgere le proprie mansioni. Questa dinamica di potere non solo mina l’autostima del lavoratore ma può anche portare a un isolamento professionale e sociale all’interno dell’ambiente di lavoro.

GASLIGHTING: BREVE STORIA DI UN TERMINE

Il termine trae origine dal film del 1944 Gaslight (Angoscia nella versione italiana), diretto da George Cukor, in cui l’interpretazione magistrale di Ingrid Bergman dà corpo a una moglie progressivamente indotta alla follia dal marito manipolatore. Questi altera le luci a gas della casa e nega ostinatamente qualsiasi cambiamento, creando un contesto in cui la protagonista non può più fidarsi delle proprie sensazioni.

Il gaslighting, quindi, si è imposto come metafora potente delle dinamiche abusanti che possono emergere tanto nelle relazioni personali quanto in quelle professionali.

I VOLTI DEL GASLIGHTING SUL LAVORO

Analogamente, nel contesto lavorativo, il gaslighting si manifesta attraverso una serie di comportamenti manipolativi come negare fatti o eventi accaduti, distorcere la realtà per creare confusione, utilizzare informazioni false per discreditare o sminuire la vittima, isolare la persona dal resto del gruppo.

Le vittime possono iniziare a mettere in dubbio le proprie competenze e decisioni, arrivando a credere alle falsità propagate dal manipolatore. Questo stato di continua incertezza e dubbio può avere ripercussioni gravi sulla salute mentale, innescando o aggravando condizioni come lo stress, l’ansia e la depressione. Nel tempo, questo ambiente nocivo non solo erode il morale e la produttività individuale ma può anche contribuire a un clima aziendale negativo, dove la paura e la sfiducia dominano sul senso di comunità e cooperazione.

Inoltre, il gaslighting può ostacolare la crescita professionale. Chi lo subisce evita di prendere iniziative o di esprimere idee innovative per paura di ulteriori critiche o manipolazioni, limitando così le opportunità di avanzamento e contribuendo a un circolo vizioso di sottovalutazione e insoddisfazione lavorativa.

Senza contare che questo fenomeno non interessa solo i capi ma anche i colleghi come forma estrema di competizione. In entrambi i casi, la modalità relazionale è la medesima: per mantenere o ottenere il potere bisogna sottomettere l’altro, anche nel caso in cui l’altro è un collega allo stesso livello.

MOTIVAZIONI E CONSEGUENZE

Perché manipolare un collega?

La risposta, spesso, è la ricerca del controllo sul luogo di lavoro; in altre, necessità gestionali che non si riescono ad affrontare con mezzi più idonei. Un esempio sono quelle organizzazioni dove, per i motivi più disparati, si trovano a dover chiedere ritmi più sostenuti alle risorse, salvo poi negare l’effettivo aumento dei carichi per non dover compensare con premi e benefit.

I contesti dove dilaga questa forma manipolativa, fondata sulla sottomissione, sul controllo, e di fatto sulla sola competizione, crea ambienti altamente controproducenti al lavoro di squadra, al raggiungimento degli obiettivi intesi come responsabilità comune e collettiva. E dalle conseguenze pesanti; perché per chi fa un grosso investimento sulla performance lavorativa, vedersi messo in discussione sulla base di fatti non accaduti può portare al crollo della fiducia e a un senso di impotenza.

COME CAPIRE CHE STAI SUBENDO GASLIGHTING SUL LAVORO

Esamina ciò che accade. I gaslighter cercano deliberatamente di sottomettere e dominare le loro vittime facendole dubitare della realtà e del loro valore. Anche sulla carta, contestano ciò che hanno detto. Si difendono costantemente proiettando i loro difetti su altre persone. Il loro bisogno di comandare può derivare da inettitudine, nervosismo, narcisismo, invidia o meschinità. Se questo è il caso, le probabilità di subire gaslighting sul lavoro sono elevate.

Il feedback negativo arriva costantemente. Se qualcuno ti dice costantemente qualcosa di ingiustificatamente negativo sul tuo operato, probabilmente hai per le mani un gaslighter. La mancanza di critiche costruttive è un chiaro indicatore. A volte possono anche farti sentire un impostore. Tuttavia, i feedback negativi possono essere difficili da valutare, soprattutto se provengono dal capo o da un’altra persona autorevole. Determina se la loro critica è accurata. Verifica con un membro del team se i suggerimenti che ricevi indicano un’azione di gaslighting. Chiedi loro se sono d’accordo dopo aver descritto per intero ciò che ti ha detto il sospetto gaslighter. Potrebbero sostenerti nell’affrontarlo.

Guardati intorno per trovare esperienze simili affrontate da altri. L’abuso di un gaslighter sul lavoro si rivolge occasionalmente a un singolo dipendente. Spesso notano molte persone sulla loro strada e ingannano anche loro. Pertanto, è bene informarsi. Come si comporta con gli altri membri del team? Chiedi ai colleghi se sono disposti a documentare il comportamento di gaslighting se affermano di aver subito un trattamento simile.

Non hai mai modo di prendere decisioni importanti. Il gaslighter esclude da conferenze, discussioni e progetti cruciali senza mai fornire una giustificazione convincente. Cercherà di convincerti che stai esagerando o che eri male informato e non dovevi partecipare quando chiederai perché non sei stato coinvolto. Ti convincerà che qualcosa non è importante, anche quando lo è per il lavoro che stai svolgendo. Se hai la sensazione di essere sempre tagliato fuori, può essere un sintomo che si sta subendo un’azione di gaslighting.

È difficile sfidarli. “Ti stai comportando in modo irrazionale”; “Non credi di reagire in modo troppo forte?”… Con questi commenti, l’aggressore non solo sminuisce i sentimenti, ma si sottrae anche alla responsabilità delle sue azioni. E questo ti porta a credere che la colpa sia tua! Inoltre, ti fanno dubitare della tua intelligenza e capacità e ti fanno sentire folle per aver parlato, il che aumenta la probabilità che continui a ignorare la questione.

Sei costantemente spostato su progetti poco importanti. Potresti scoprire che ti vengono affidati compiti inutili che ti tengono occupato ma che non hanno alcun impatto reale. Potrebbe trattarsi di un tentativo di minare la tua influenza e di ostacolare le tue prestazioni in modo che, al momento della valutazione, non hai nulla da mostrare perché non hai mai ricevuto un lavoro utile e non hai alcun risultato di cui parlare.

Si sentono voci false. Parlando alle spalle, i gaslighter possono tentare di minare la tua visione della realtà. Mettendoti i colleghi contro, il gaslighter può mantenere il controllo della situazione e farti sentire in colpa. Se senti voci non vere, cerca di capire da dove provengono. Potresti potenzialmente trovare l’uomo che fa il gaslighter nascosto. Hai il diritto di difenderti e sfatare qualsiasi voce, indipendentemente dalla situazione

STRATEGIE PER MITIGARE E PREVENIRE IL GASLIGHTING

Fidati delle tue percezioni. Se qualcosa non sembra andare per il verso giusto, è importante fidarsi del proprio istinto e cercare conferme oggettive.

Documenta. Tenere un diario degli eventi o delle comunicazioni sospette può servire come prova e aiuta a mantenere una visione chiara della realtà. Quando parli con il sospetto gaslighter, assicurati di prendere appunti e di tenere un registro delle conversazioni. Utilizza il maggior numero possibile di mezzi di comunicazione per registrare e documentare ciò che è stato detto o modificato. Se possibile, fai in modo che durante le riunioni siano presenti dei testimoni, in copia inserisci l’indirizzo e-mail di un compagno di squadra. Se possibile, sii il più esplicito possibile quando parli. Sarà più difficile dubitare della tua integrità e infrangere gli accordi se hai una registrazione in tempo reale degli incontri. In questo modo, potrai anche stabilire se effettivamente sei vittima di gaslighing.

Cerca supporto. Confrontarsi con colleghi fidati o con un professionista può aiutare a valutare la situazione con maggiore oggettività. Il gaslighter sottolinea continuamente i difetti del tuo lavoro? Chiedi a un secondo paio di occhi di controllare questi presunti errori. Il gaslighter continua a sostenere che non hai mai ricevuto critiche alle spalle, di fronte alla squadra? Chiedi a qualcuno che era presente quando è stata fatta questa critica.

Stabilisci confini chiari. Impostare limiti chiari con chi pratica gaslighting può essere un passo importante per fermare il comportamento.

Rivolgi l’attenzione alle politiche aziendali. Informati sulle politiche aziendali riguardanti il benessere dei dipendenti e, se necessario, segnala le situazioni di gaslighting ai responsabili delle risorse umane o ad altri enti preposti.

CONCLUSIONI

Non è semplice contrastare il gaslighting. L’ho vissuto sulla mia pelle e sono consapevole che i suggerimenti descritti non sono esaustivi. Ma essere consapevoli di lavorare in un ambiente tossico, o peggio, di essere vittime di un gaslighter è già molto. Un primo passo da cui partire. Per sé stessi, in primis.