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HARARI: l’UMANITA’ spiegata SEMPLICE

Circa 13,5 miliardi di anni fa, materia, energia, tempo e spazio scaturirono da quello che è noto come Big Bang. La storia di queste caratteristiche fondamentali del nostro universo si chiama Fisica.

Circa 300 mila anni dopo la loro comparsa, materia ed energia cominciarono a fondersi in complesse strutture chiamate atomi, che poi si combinarono a formare le molecole. La storia degli atomi, delle molecole e delle loro interazioni si chiama Chimica.

Circa 3 miliardi e 800 milioni di anni fa, su un pianeta chiamato Terra, certe molecole si combinarono venendo a formare strutture particolarmente articolate e complesse chiamate organismi. La storia degli organismi si chiama Biologia.

Inizia così Sapiens. Da animali a dèi, il best seller del filosofo più influente al mondo, Yuval Harari, il pensatore più importante del XXI secolo, capace di farci fare un tuffo nel passato dell’umanità. Qualcuno la definisce la moda intellettuale del momento, potrà anche essere. però si dimostra capace di conquistare le università occidentali, da Parigi a Berlino, da Toronto a Tel Aviv.

La popolarità di Harari è dovuta alla capacità di ricondurre la grande matassa di eventi e fatti della nostra Storia a poche, grandi questioni. Il nostro mondo può apparire come un meccanismo senza scopo, ma Harari è bravo a fissare ogni vicenda che ha interessato l’umanità in un disegno più grande.

Distinguere tra finzione e realtà è uno dei principi massimi del suo lavoro. L’uomo vive di storie, ragiona e impara attraverso di esse, ma questo non significa perdere la lucidità di riconoscere la realtà e di guardarla per quella che è.

Insomma, come dice Bill Gates “un viaggio divertente e curioso nella storia dell’umanità, una lettura che vi terrà incollati fino all’ultima pagina”.

NON sono TURBATO PERCHE’ mi hai TRADITO, ma PERCHE’ NON potrò più FIDARMI di TE!

Il pomeriggio è iniziato da poco, il telefono squilla e ci ritroviamo a confrontarci sulla fiducia. Un valore imponente per tanti, nullo per altrettanti. Per me è molto di più. Per la mia amica e collega è molto di più. E’ quel valore che ci porta irrimediabilmente a fare scelte altruiste che altrimenti non faremmo.

“Quanto inganna la fiducia?”, mi chiede diretta. Così decisa che sull’immediato non ho risposta.

E’ un circolo vizioso la fiducia e talvolta siamo portati a pensare che una volta data e guadagnata sia incorruttibile. In realtà è una finzione. Ci comportiamo come se esistesse veramente, come se fosse un bene tangibile, in realtà è una narrazione e la difficoltà sta nel convincere chi abbiamo davanti a crederla vera. Lo facciamo di continuo, anche inconsciamente.

“Gran parte della Storia dell’uomo gira intorno alla domanda: come convincere milioni di persone a credere agli dei o alle nazioni – mi viene in aiuto Yuval Harari – Quando ci riusciamo ciò ci conferisce un enorme potere, poiché fa sì che un numero rilevante di persone cooperino e agiscano in direzione di obiettivi comuni”. Non necessariamente per il bene comune, però.

C’è sempre un gusto acre difficile da mandare via, quando la fiducia viene meno. In amore, nel business, nell’amicizia. Fidarsi è una necessità dell’uomo, ma non ne siamo padroni, come crediamo.

ORMONI, FIDUCIA E NEUROSCIENZE

Studiando un gruppo di volontari impegnati in un gioco d’azzardo in cui era indispensabile fidarsi delle buone intenzioni degli altri giocatori, Thomas Baumgartner e colleghi dell’università di Zurigo hanno rilevato come l’attività cerebrale dell’amigdala, responsabile dell’attivazione delle più ancestrali reazioni di diffidenza e paura, si riduceva notevolmente quando ai partecipanti venivano somministrate per via nasale molecole di ossitocina.

Ormone che avrebbe un effetto diretto nelle reazioni di dubbio e diffidenza, tanto che, nel corso dell’esperimento, i soggetti che l’avevano assunta finivano con il fidarsi “troppo”, anche quando era palese che gli altri concorrenti stavano tentando intenzionalmente di approfittarsi di loro.

L’ossitocina è l’ormone che il nostro cervello produce quando percepiamo un clima di fiducia. La fiducia, a propria volta, si correla con l’impegno profuso, che si correla con la produttività che, infine, chiudendo il cerchio, si connette con la creazione di valore economico.

Fino a pochi anni fa si pensava che circolasse solo tra le neomamme e che ha per effetto quell’amorevole senso di protezione che la mamma offre alla piccola prole. Oggi si sa che l’ossitocina si può produrre nel cervello di tutti e sempre (con qualche eccezione) nelle situazioni in cui si respira fiducia, connessione, sintonia, quando si ritiene di poter fare affidamento sugli altri e che permette di diventare a propria volta più affidabili.

Le ricerche dell’implicazione dell’ossitocina nel campo economico si devono invece al Prof. Zak, docente di Neuroeconomia.

Il Professor Zak, facendo inalare e inalando lui stesso ossitocina, che dal naso finisce direttamente nel cervello, ha rilevato che, una volta giunta a destinazione, ha effetti diretti sul comportamento prosociale e che, con il suo aumento, le persone sono più generose, più pronte a condividere e ad assumere un comportamento morale. Alti livelli di stress, invece, la bruciano.

OSSITOCINA E AMBIENTE DI LAVORO

Zak ha poi esteso le sue ricerche agli ambienti di lavoro. Quali politiche i manager possono adottare per favorire ambienti ossitocina-centered? Poiché la teoria scientifica conferma che la prestazione delle persone è strettamente connessa al livello di fiducia respirato nel proprio contesto e che quest’ultimo determina impegno e quindi prestazione, è stato coniato l’acronimo OXYTOCIN che offre alcune precise indicazioni a manager, leader, capi di ogni livello e misura:

Ovation: elogiare spesso, visibilmente e anche inaspettatamente
eXpectation: definire obiettivi chiari
Yield: consentire ai collaboratori di scegliere come svolgere un lavoro
Transfer: lasciare che chi fa il lavoro gestisca se stesso
Openness: praticare la trasparenza
Caring: dimostrare interesse per la persona nella sua interezza
Invest: valorizzare i colleghi/collaboratori
Natural: essere autentici

La formula in sintesi del neuroeconomista è la seguente: Fiducia x obiettivo = contentezza. Cioè, oltre ad un ambiente in cui si alimenta la fiducia, il fatto che gli obiettivi siano chiari consente di raggiungere contentezza e motivazione.

La telefonata volge al termine, in realtà l’amaro in bocca rimane. Forse bisognerebbe inventare una sorta di radar preventivo che indichi chi della nostra di fiducia può fare tranquillamente a meno. Forse così non prenderemmo fastidiose cantonate. L’equilibrio è sottile, gli umani sono egoisti, ma ogni tanto ci fa bene dimenticarlo.

Ora vado a cercare uno spray all’ossitocina, chissà che così non mi prenda un’altra sonora fregatura…

QUANTO è FACILE DIVENTARE NAZISTI: l’esperimento che insegna come l’Olocausto sia potuto accadere…

“Come ha potuto il popolo tedesco, aver ignorato ciò che stava succedendo agli ebrei”?

E’ la domanda, tutt’altro che ovvia, che fece uno studente al professore di Storia Ron Jones nel 1967.

“Come hanno potuto cittadini, ferrovieri, insegnanti, medici sostenere di non sapere nulla sui campi di concentramento e sui massacri? Come hanno potuto persone i cui vicini di casa o addirittura i cui amici erano cittadini ebrei affermare che semplicemente non erano presenti quanto tutto ciò è accaduto”?

Il professore, per rispondere in modo approfondito alla domanda, decise di condurre un esperimento, conosciuto come la terza onda, e mostrare ai propri studenti, tramite l’esperienza, come può essere stato possibile che una società libera si trasformasse in un regime fascista.

LA DISCIPLINA. L’esperimento ebbe inizio un lunedì, durante il quale il professor Jones spiegò uno dei concetti cardine del nazismo: la bellezza che sta dietro la disciplina, la perseveranza, il controllo e il trionfo. Così invitò gli studenti a tenere una posizione utile a mantenere la concentrazione e rafforzare la volontà: schiena dritta, mento verso il basso, piedi dritti e ben piantati al pavimento. Gli studenti assimilarono rapidamente i nuovi parametri e Jones si chiese fino a che punto sarebbe stato in grado di portarli. Introdusse, quindi, nuove norme, come l’esigenza di rivolgersi a lui chiamandolo “Signore”, o l’obbligo di mettersi in piedi e fare un passo in avanti ogni qualvolta si volesse parlare in classe. La cosa curiosa fu che la produttività del gruppo aumentò sensibilmente: gli alunni più passivi, improvvisamente, si dimostrarono più interessati e partecipativi. Tutti sembravano rispondere positivamente.

IL SENSO DI APPARTENENZA.  Il secondo giorno, il professor Jones parlò ai ragazzi dell’importanza di appartenere a un gruppo e inventò storie per rafforzare la sua idea. Gli alunni si mostravano compiaciuti; sembravano capire sempre di più il sentimento di appartenenza a un gruppo. Alla fine, il professore inventò un saluto con la mano che solo i membri potessero riconoscere: fu quello il momento in cui altri studenti vennero a sapere della nuova “comunità” e richiesero di entrarvi.

IL MOMENTO DELL’AZIONE. Il mercoledì venne creata una tessera obbligatoria per poter appartenere al gruppo della Terza Onda e più di 200 studenti chiesero di essere ammessi. Si progettò anche un rito d’iniziazione, con il quale i nuovi adepti dovevano giurare fedeltà ai principi del gruppo; inoltre, vennero tutti avvisati sulla necessità di vigilare gli altri, affinché non infrangessero le regole. Non era passato molto tempo che già cominciarono ad apparire le prime accuse: c’erano molte spie e la confusione era totale. Gli alunni che prima erano tra i più attivi, ora si mostravano disorientati e passivi; coloro che precedentemente erano isolati, improvvisamente, si integrarono nel gruppo senza problemi. Persino il Preside della scuola iniziò ad usare il saluto della “Terza Onda”.

L’ORGOLIO.  Il giovedì, il professor Jones arrivò in classe e trovò un gruppo di 80 alunni completamente silenziosi e attenti a ciò che lui avrebbe detto. Il professore parlò loro dell’orgoglio nazionale, dell’importanza di rendere il paese la migliore nazione del pianeta; poi li invitò a una riunione pubblica, esclusiva per i membri della Terza Onda, in cui un candidato alla presidenza avrebbe esposto un programma di governo per la nazione. Tutti erano entusiasti e iniziarono a preparare le attività senza obiezioni.

LA SCOPERTA. L’ultimo giorno dell’esperimento ebbe inizio con i preparativi della manifestazione. Nell’auditorium, Jones salutò i suoi allievi, che gli risposero con il gesto concordato. In seguito, Jones accese un televisore, in modo che tutti conoscessero il leader tanto atteso. L’immagine rimase in bianco e nero; poco a poco cominciò a diffondersi un sentimento di angoscia e calò un lungo silenzio di delusione. Fu in quel momento che Jones prese il microfono e disse: “Ascoltatemi con attenzione, ho una cosa importante da dirvi. Non c’è nessun leader. Non c’è nessun movimento nazionale chiamato la Terza Onda. Siete stati usati e manipolati: non siete migliori dei tedeschi che hanno aderito al nazismo che avete studiato.”

Proiettò poi un film sul Terzo Reich. Alcuni dei ragazzi si misero a piangere, altri semplicemente si alzarono e se ne andarono in silenzio, delusi.

A seguito di questo esperimento Jones fu allontanato dalla scuola, dei ragazzi non si seppe più nulla, tranne di alcuni che fondarono molti anni dopo un sito a testimonianza e in ricordo di quanto accaduto in quel lontano 1967 dove dei giovani studenti capirono come l’Olocausto era potuto accadere…