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POST VACATION BLUES. Quando rientrare al LAVORO genera STRESS

Post vacation blues, così lo chiamano gli inglesi. Lo stress da rientro, da fine vacanza. Chi non lo ha vissuto almeno una volta, alzi la mano…

Calo dell’attenzione, mal di testa, apatia, svogliatezza, problemi digestivi, tachicardia, irritabilità sono alcuni dei sintomi che ci invadono quando al suonare della sveglia ricordiamo che il lavoro è lì che ci aspetta, con tutti i suoi pro e contro. E in un attimo abbiamo l’impressione che le tranquille giornate al mare o le piacevoli camminate in montagna non siano mai esistite o peggio… balena in testa che forse era meglio non andare proprio in vacanza se le conseguenze sono queste.

Anche se non è di grande aiuto il post vacation blues colpisce in media un italiano su 10. Mentre una ricerca della Radboud University nei Paesi Bassi, sostiene che è sufficiente un lunedì lavorativo dopo le ferie per far svanire i benefici del riposo appena goduto. Gli studiosi hanno chiesto al campione di ricerca di evidenziare il personale stato di benessere generale due settimane prima delle vacanze, in vacanza e due settimane dopo il rientro: i risultati hanno rivelato che i livelli di soddisfazione psicofisica sono andati in picchiata una volta rientrati sul luogo di lavoro.

PERCHE’ DIVENTIAMO VITTIME DI QUESTO BLUE MOOD?

Per molti la vacanza è sinonimo libertà. Solo in questo periodo riescono ad annullare il pilota automatico dell’abitudine. Al rientro delle vacanze ecco che possono sorgere domande quali “perché svolgo proprio quel lavoro”, “perché faccio tutte queste cose?”, insomma si mettono in discussione quelle abitudini che non solo altro che adattamenti comportamentali, attività che vanno in automatico.

Tornare al lavoro è più facile per le persone molto abitudinarie perchè per loro riappropriarsi dei soliti cari ritmi è fonte di tranquillità e pace. Infatti il cervello ama crogiolarsi nella sua confort zone e i cambiamenti hanno solo la capacità di destabilizzarlo.

Il post vacation blues in ogni caso è un passaggio fisiologico che svanisce in pochi giorni. Il nostro organismo è infatti progettato per adattarsi rapidamente al cambiamento.

TRE CONSIGLI SU COME PREVENIRE e/o RIDURRE LO STRESS DA RIENTRO

COGLI L’OPPORTUNITA’ PER CAMBIARE ABITUDINI

Per superare lo stress da rientro è fondamentale pensare che il ritorno al lavoro sia un’occasione per rinnovare alcune abitudini, ripensare ad alcune modalità, scegliere strategie e direzioni diverse, per sentirsi più padroni del proprio tempo e della propria rotta.

ANALIZZA LE EMOZIONI

Dedica un tempo maggiore del solito a pensare prima di agire. Non buttarti subito nell’operatività impulsiva del lavoro o delle diverse attività che costellano la tua quotidianità, riprendi a piccoli passi, con gradualità. Non stare a sentire il grillo parlante nella tua testa che ti rimprovera di essere in ritardo, di essere lento, di essere stato in vacanza.

FAI MOVIMENTO

Se si è trascorsa una vacanza con camminate o sport rigeneranti, è importante continuare a fare sport e a dedicarsi a quelle attività così salutari, soprattutto per la mente, anziché relegarle a divertimenti esclusivamente estivi.

A questo punto, non  ci resta che aspettare la prossima vacanza…

Il POTERE LOGORA CHI non ce l’HA

A contendersi la frase due scaltri politici: il francese Talleyrand-Périgord, il “diavolo zoppo”, il “camaleonte”, lo “stregone della democrazia”, l’uomo a fianco di Metternich nel Congresso di Vienna, noto per le abili mosse politiche che, al di là dei giudizi morali, lo resero grande protagonista del suo tempo; e l’italiano Giulio Andreotti, 7 volte presidente del Consiglio, 27 volte ministro e parlamentare in tutte le legislature della Repubblica dal 1948 fino alla sua morte, avvenuta il 6 maggio 2013.

Descritto dalla Fallaci con la sua indomita ruvidezza: «Il vero potere non ha bisogno di tracotanza, barba lunga, vocione che abbaia. Il vero potere ti strozza con nastri di seta, garbo, intelligenza. L’intelligenza, perbacco se ne aveva. Al punto di potersi permettere il lusso di non esibirla».

Sull’intelligenza di questa frase, dicevamo, qualche dubbio c’è sempre stato. A far chiarezza, ci ha pensato la scienza, scomodando due delle università più prestigiose del mondo, Stanford e Harvard, incaricate di risolvere un antico dilemma: è più stressato chi comanda o chi è comandato?

E’ PIU’ STRESSATO CHI COMANDA O CHI E’ COMANDATO?

E’ il leader a passarsela meglio, secondo lo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences. Quello del ‘capo’ non è un mestiere facile ma, contrariamente al luogo comune che lo vuole stressato fino al midollo, chi ha il potere è in realtà più rilassato di chi non ce l’ha.
Per lo studio i ricercatori americani hanno intervistato 231 ufficiali militari dell’Harvard executive leadership program, misurandone il livello di cortisolo, il principale ormone dello stress.

Lo psicologo di Stanford James Gross, che ha condotto lo studio con la collega Jennifer Lerner e Gary Sherman di Harvard, spiega che la percezione comune secondo la quale chi comanda è più stressato (cosa che giustificherebbe, tra l’altro, il compenso più alto) è in realtà stata più volte smentita dalla letteratura scientifica, che ha dimostrato che avere il controllo delle vite altrui riduce il livello di ansia.
Il livello di cortisolo nei militari con posizioni di comando, registrò un livello del 27 per  cento più basso rispetto a quello dei non-leader.

CHI HA POTERE E’ ANCHE PIU’ FELICE?

Chi ha potere non solo è meno stressato ma è anche più felice. A questa conclusione sono invece arrivati gli scienziati  israeliani della Tel Aviv University, con uno studio pubblicato sulla rivista ‘Psychological Science’.

La ricerca dà un colpo di spugna al mito del potente solo e logorato sul tetto del mondo che per secoli ha alimentato l’immaginario collettivo.

A sostegno ci sono diversi esperimenti. In uno di questi hanno sondato più di 350 persone per stabilire se la sensazione di potere fosse da loro associata al benessere personale in diversi contesti, come il lavoro o il rapporto di coppia. Risultato? Chi si sente più potente tende a essere più contento. E più in alto si trovano gli intervistati maggiormente si sentono soddisfatti, in percentuale il 16% in più rispetto a chi si trova in basso. Questo ‘effetto scettro’ è molto più evidente per i potenti nel mondo del lavoro. Gli impiegati ai vertici sono il 26% più soddisfatti dei colleghi meno autoritari.

Dunque il potere non logora, rende felici ma può comunque dare alla testa. Insomma… chi ha potere deve comunque fare i conti con umani effetti collaterali…