Come ti comporti quando, alla guida dell’auto, benchè sei già in ritardo per il primo appuntamento della giornata, sei costretto a fermarti a causa del semaforo rosso?
A parte passare a rosso pieno, ovviamente…
Ai semafori rossi e agli stop, tendiamo a fermarci in estrema prossimità del veicolo che ci precede perché pensiamo di avere più probabilità di attraversare l’incrocio prima che scatti nuovamente il rosso e di arrivare a destino in tempi ridotti, anche se così aumenta sensibilmente il rischio di tamponamento.
Mi spiace dirti che questa è una convinzione errata.
A studiare il fenomeno Jonathan Boreyko, un ingegnere americano, che ha ricreato la scena del semaforo su una pista di prova, dimostrando così che gli automobilisti che si attaccavano al paraurti del veicolo davanti al loro, non procedevano più rapidamente. Pur essendo appena più vicini al semaforo, in realtà impiegavano più tempo a ripartire e i due fattori di fatto, si annullavano a vicenda. In altri termini: più cerchi di sbrigarti, meno tempo risparmi. E più il rischio di incidenti si alza.
Allo stesso modo degli automobilisti, anche quando si ha a che fare con scrittura e attività creative, gli addendi non cambiano: l’impazienza non paga (quasi mai). Compresa quella delle persone che quando hanno un obiettivo diventano inarrestabili. Anche se all’apparenza pare producano molto di più.
A sostenerlo è lo psicologo Robert Boice. Per lui l’impazienza è una delle principali cause della sofferenza che si prova mentre si scrive. “Quando finisce il tempo che un determinato giorno avete destinato alla scrittura, smettere immediatamente, anche se avete l’ispirazione – si legge in How writers journey to comfort and fluency. – Il bisogno di continuare contiene già una forte componente di impazienza per non aver ancora finito, per non aver prodotto abbastanza, perché forse non si troverà mai più un momento tanto perfetto. Quando si stabilisce un orario per scrivere, è fondamentale rispettarne l’inizio e la fine, sempre”.
Affrettarsi a finire qualcosa ha un costo che bilancia o supera i benefici: si rischia di metterci più tempo, farlo peggio, essere più stanchi, o danneggiare ciò che già è stato fatto. Smettete quando il tempo scade e imparerete l’autodisciplina, continuate e asseconderete la vostra insicurezza.
Inevitabilmente mi tornano in mente le basi della comunicazione strategica: partire dopo per arrivare prima. La spontaneità, qualcuno potrebbe ribattere, in questo modo viene meno. “Ciò che viene definita spontaneità altro non è che una serie di apprendimenti divenuti acquisizioni”.
PRONTUARIO per RISPARMIATORI
IMPAZIENTE? Attento, forse non sai che più CERCHI di SBRIGARTI meno TEMPO RISPARMI
Come ti comporti quando, alla guida dell’auto, benchè sei già in ritardo per il primo appuntamento della giornata, sei costretto a fermarti a causa del semaforo rosso?
A parte passare a rosso pieno, ovviamente…
Ai semafori rossi e agli stop, tendiamo a fermarci in estrema prossimità del veicolo che ci precede perché pensiamo di avere più probabilità di attraversare l’incrocio prima che scatti nuovamente il rosso e di arrivare a destino in tempi ridotti, anche se così aumenta sensibilmente il rischio di tamponamento.
Mi spiace dirti che questa è una convinzione errata.
A studiare il fenomeno Jonathan Boreyko, un ingegnere americano, che ha ricreato la scena del semaforo su una pista di prova, dimostrando così che gli automobilisti che si attaccavano al paraurti del veicolo davanti al loro, non procedevano più rapidamente. Pur essendo appena più vicini al semaforo, in realtà impiegavano più tempo a ripartire e i due fattori di fatto, si annullavano a vicenda. In altri termini: più cerchi di sbrigarti, meno tempo risparmi. E più il rischio di incidenti si alza.
Allo stesso modo degli automobilisti, anche quando si ha a che fare con scrittura e attività creative, gli addendi non cambiano: l’impazienza non paga (quasi mai). Compresa quella delle persone che quando hanno un obiettivo diventano inarrestabili. Anche se all’apparenza pare producano molto di più.
A sostenerlo è lo psicologo Robert Boice. Per lui l’impazienza è una delle principali cause della sofferenza che si prova mentre si scrive. “Quando finisce il tempo che un determinato giorno avete destinato alla scrittura, smettere immediatamente, anche se avete l’ispirazione – si legge in How writers journey to comfort and fluency. – Il bisogno di continuare contiene già una forte componente di impazienza per non aver ancora finito, per non aver prodotto abbastanza, perché forse non si troverà mai più un momento tanto perfetto. Quando si stabilisce un orario per scrivere, è fondamentale rispettarne l’inizio e la fine, sempre”.
Affrettarsi a finire qualcosa ha un costo che bilancia o supera i benefici: si rischia di metterci più tempo, farlo peggio, essere più stanchi, o danneggiare ciò che già è stato fatto. Smettete quando il tempo scade e imparerete l’autodisciplina, continuate e asseconderete la vostra insicurezza.
Inevitabilmente mi tornano in mente le basi della comunicazione strategica: partire dopo per arrivare prima. La spontaneità, qualcuno potrebbe ribattere, in questo modo viene meno. “Ciò che viene definita spontaneità altro non è che una serie di apprendimenti divenuti acquisizioni”.
Se il CLOWN fosse il PERSONAGGIO SERIO… riflessioni leggendo Boll
A interrogarsi è il protagonista del romanzo di Heinrich Boll Opinioni di un clown. Difficile non farsi qualche domanda al riguardo…
“Può l’arte moderna essere religiosa?”- “Sono stato bravo? Le sono piaciuto?”
È subito chiaro che Heinrich Boll è un autore dall’ironia tagliente e dalla scrittura feroce. Il suo personaggio Hans Schnier, clown, con il dono prodigioso di fiutare le persone, viene presentato nel punto in cui la sua esistenza diventa più buia che mai: deve interrompere la sua carriera per un infortunio al ginocchio e viene abbandonato da Maria, fervente cattolica e figlia di un comunista. Maria è, come lui la definisce: « la sola donna con la quale posso fare tutto quello che gli uomini fanno con le donne».
La bellezza del romanzo sta nella condanna dell’insincerità morale, nella strenua difesa di questo principio che risulta saldo, intransigente e rigido proprio perché assolutamente naturale. Hans rivendica un amore non vincolato da un contratto statale o religioso.
Il grottesco della vita viene svelato, nella realtà il clown diventa il personaggio più serio, l’unico veramente capace di soffrire e amare, tanto che alla fine apparirà come un uomo sognante che tende ad un’utopia dell’amore.
Cosa ha che fare tutto questo con le Neuroscienze? L’intera storia ha un risvolto psicologico non indifferente. Hans ha la mistica prerogativa di percepire gli odori per telefono! Alzando la cornetta nel suo squallido appartamento, Hans non sente solamente una voce, bensì fiuta profumi e odori, un miscuglio di fragranze assolutamente impalpabili. Un paradosso… un giovane arreso alle gioie della vita riesce comunque ad afferrare in un simile modo i segni primordiali e animaleschi dell’esistenza: gli odori!
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