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COME SMASCHERARE UN BUGIARDO

Quali strategie usi per capire se ti stanno mentendo, soprattutto sul luogo di lavoro, ma non solo?

Partiamo dall’evidenza che la maggior parte delle persone mente nelle negoziazioni e nelle trattative commerciali, e tutti credono di essere stati vittima di bugiardi sul lavoro, come dimostra lo studio Evidence for the Pinocchio Effect: Differenze linguistiche tra bugie, Inganno da omissioni e verità, condotto dal docente di economia aziendale alla Harvard Business School, Deepak Malhotra.

Viene da sè che essere in grado di difenderci e quindi di rilevare e scoraggiare il comportamento non etico di collaboratori, fornitori e colleghi può darci un vantaggio competitivo non trascurabile e decidere se stare al gioco o ribaltare la partita a seconda dei nostri obiettivi.

EFFETTO PINOCCHIO

Questa umana predisposizione alla bugia prende il nome di Effetto Pinocchio, ed è facile capirne il perché. Ecco alcuni indizi utili per riconoscere e anticipare comportamenti di inganno e disonestà e renderci la vita meno complicata.

  • I bugiardi tendono a usare più parole rispetto la media, presumibilmente nel tentativo di conquistare con l’eloquio la controparte. Proprio come il naso di Pinocchio, il numero di parole cresce insieme alla bugia.
  • I bugiardi tendono a dire più parolacce soprattutto quando si trovano in situazioni di difficoltà. Mentire richiede un surplus di energia cognitiva e usare il cervello per dire bugie può rendere difficoltoso il monitoraggio del linguaggio.
  • Le persone che raccontano bugie per omissione, tralasciando informazioni pertinenti piuttosto che mentire apertamente, tendono invece a usare meno parole e frasi più brevi.
  • I bugiardi usano più pronomi in terza persona (lui, lei, esso, uno, loro, piuttosto che “io”). Questo è un modo per distanziarsi ed evitare la proprietà della menzogna.
  • I bugiardi parlano usando frasi più complesse di chi omette o racconta la verità.
  • Il silenzio suscita più sospetti delle false menzogne. In termini di successo all’inganno, è più efficace mentire apertamente. È una strategia machiavellica, ma, fidatevi, ha più successo.
  • I bugiardi vengono scoperti più spesso quando mentono per iscritto che vis à vis. In uno scambio di e-mail, il lettore ha la possibilità di ripassare le informazioni più di una volta e al proprio ritmo – e ci sono meno distrazioni rispetto all’ascolto di una persona dal vivo.

Ma non finisce qui.

QUANDO MENTI IL NASO SI ACCORCIA…

Ulteriori studi hanno dimostrato che quando si mente, il naso si scalda. Usando termocamere, gli psichiatri dell’Università di Granada in Spagna sono stati in grado di rilevare un aumento delle temperature nei nasi e nelle regioni intorno agli occhi delle persone che dicevano bugie.

L’ “effetto Pinocchio” rivelerebbe una metamorfosi del viso e del naso mentre un soggetto mente, ma invece di allungarsi come nella celebre favola popolare di Collodi, il naso si accorcerebbe.

Grazie all’utilizzo di una strumentazione per misurare la temperatura corporea, i ricercatori hanno chiesto a 60 studenti di svolgere varie attività mentre venivano sottoposti a scansione tramite imaging termico, e si è osservato che, ogni qualvolta che un individuo mentiva, la temperatura della fronte aumentava di 1,5 °C, e quella del naso diminuiva di 1,2 °C, causandone una riduzione impercettibile a occhio nudo.

Era richiesto che gli studenti facessero una chiamata di pochi minuti ai loro cari; genitori, partner o amici, e che inventassero una bugia credibile durante la chiamata.

Il metodo utilizzato sembrerebbe rivelare un’efficacia e un’accuratezza maggiore del 10% rispetto al poligrafo, comunemente noto come “macchina della verità”, e osservava la differenza di temperatura nell’80% dei soggetti osservati durante il test.

So che questo potrebbe non essere molto pratico. In genere non teniamo nella borsa una termografica e neanche possiamo chiedere di poter mettere la mano sul naso prima di porre una domanda al fine di rilevare la veridicità della risposta, ma se facciamo attenzione all’eloquio sono certa che molti bugiardi avranno i giorni contati. Almeno grazie ai miei assidui lettori che riescono a seguirmi fino all’ultima parola dei post!

Lo STRANO CASO dei NEURONI SOPRAVVISSUTI alla MORTE

Mentre il corpo veniva macellato e trasformato in bistecche, la testa viaggiava verso il laboratorio di neuroscienze di Yale a New Haven nel Connecticut per essere collegato a una macchina che pompava sangue artificiale. Allo scopo di mantenere in vita i neuroni.

Questo è l’esperimento, condotto su maiali, con l’obiettivo di “studiare la linea di confine fra la vita e la morte, la mente e il corpo”. A elettroencefalogramma piatto, i neuroni dei maiali anziché distruggersi in pochi minuti come solitamente avviene alla morte, sono rimasti attivi fino a 10 ore dopo il decesso.

L’esperimento, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, ha visto conservare il cervello in una  vasca larga all’incirca un metro, collegato da una estremità alle due carotidi e dall’altra al computer che gestiva l’irrorazione di sangue artificiale, contenente emoglobina e sostanze nutritive per le cellule.

Lo studio è durato dieci ore ma in teoria se si fosse continuato a irrorare i cervelli dei maiali, i neuroni avrebbero potuto rimanere in vita per un tempo più lungo.

Affinchè ci sia coscienza c’è bisogno di un’attività dei neuroni sincronizzata che comunicano e creano delle onde, invece durante l’esperimento ad attivarsi sono stati solo singoli isolati neuroni, tra l’altro dopo stimolazione elettrica.

Le cellule durante le dieci ore di attività hanno consumato zucchero, ossigeno e rilasciavano neurotrasmettitori, indice che le loro sinapsi erano funzionali. Ma qui finisce ogni paragone con ciò che chiamiamo vita.

I ricercatori, guidati da Nenad Sestan, su questo non hanno lasciato spazio a fraintendimenti: “Il ripristino di alcuni processi cellulari – sono le loro parole pubblicate su Nature – non significa recupero delle normali funzioni cerebrali. Al contrario, mai abbiamo osservato quel tipo di attività elettrica globale che associamo al concetto di coscienza, percezione o alle altre funzioni cerebrali superiori“.

Uno degli obiettivi di questi studi è usare dei neuroni attivi per testare farmaci contro Alzheimer, Parkinson e molte altre malattie del cervello. La presenza di percezione o coscienza spalancherebbe questioni etiche enormi non facilmente risolvibili“.

Capire quali sono le capacità di sopravvivenza dei neuroni in assenza di nutrimento – come avviene durante infarti e ictus – aiuterebbe i medici ad affrontare meglio i postumi di queste malattie.

Per studiare il cervello, in molti casi, sono necessarie tecniche anatomiche, ecco perché mantenendo attive alcune funzioni e aree cerebrali dopo la morte, aiuterebbe a studiare le connessione fra i neuroni e disegnare mappe funzionali. E chissà, magari anche a guardare con i nostri occhi, la coscienza.